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Re: [riminilug-general] To code or not to code?



Ciao Robi,

Il 12/05/2016 15:40, Roberta Lombardi ha scritto:

Dalle iniziative di Programma il futuro alla pubblicazione del Piano Nazionale Scuola Digitale, tutto sembra spingere verso l'introduzione del coding nella scuola, utilizzando soprattutto Scratch nella fascia 8-14 anni.

quindi l'idea di base delle nostre attività sembra valida

Vi invio il link a questo articolo che rappresenta una voce fuori dal coro. Che si condividano o meno i punti di vista di chi scrive, rimane una lettura (a mio parere) interessante.

Purtroppo è scritto in English.

http://techcrunch.com/2016/05/10/please-dont-learn-to-code/


ho letto l'articolo cercando di essere il meno prevenuto possibile :) Ci sono effettivamente alcuni elementi interessanti e alcune considerazioni condivisibili (per quello che mi riguarda, soprattutto la diffidenza verso i miraggi della silicon valley).

Però mi sembra che l'autore faccia un po' di minestrone , e soprattutto non spieghi molto bene la dannosità del coding nelle scuole.

Premesso che in questi mesi anche a me è spesso venuto il dubbio: ma serve veramente introdurre coding & co nelle scuole? O non sarebbe meglio potenziare o insegnare altre discipline meno virtuali e più materiali?

Se ne vogliamo fare una questione di priorità ne possiamo parlare, e forse il massimo sarebbe coniugare coding con altre attività del tutto diverse.

Se però si pensa (come molti affermano) che lo sviluppo del pensiero computazionale abbia dei benefici reali per le menti dei nostri figli, forse il coding può essere l'elemento didattico più immediato e divertente per formare e allenare in questo senso.

Di sicuro c'è molta confusione, c'è molto accavallamento di concetti differenti, tra tutti quelli che propongono coding. Lo stesso video di code.org da cui il ministero ha preso lo spunto, mischia sacro (capacità di affrontare problemi in maniera organizzata e collettiva) e profano (vantaggi lavorativi, esempio zuckerberg e amici, ecc).

E' per questo che a suo tempo abbiamo sollevato il problema di riuscire a creare un percorso educativo sensato, che favorisca quello che del pensiero computazionale va salvato.

Adesso ci siamo un po' ridimensionati, stiamo programmando di fare un corso su scratch, e va bene. Probabilmente è propedeutico ed è allo stesso tempo uno strumento interessante. Però, secondo me, dobbiamo tenere a mente che si tratta appunto di uno *strumento*, e non del *fine*.

Dobbiamo fornire gli strumenti fisici e virtuali per poter sviluppare quel percorso, ma prima o poi (molto meglio se prima) dobbiamo specificare chiaramente che la finalità non è formare programmatori del domani, ma insegnare ad affrontare un problema, analizzarlo, smontarlo e trovare una soluzione sensata, meglio se condivisa.

Probabilmente la nostra associazione non ha le competenze per fornire queste risposte, per identificare i percorsi pedagogici ottimali. Però quello che imo possiamo (e dobbiamo) fare è essere vigili, analizzare criticamente quello che viene svolto e proposto dal ministero e fornire eventualmente una visione differente.


Ivan

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