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Re: [riminilug-general] To code or not to code?



Ivan, concordo con quello che hai detto e lo ribadisco.

La scuola da sempre vede entrare e uscire nuovi metodi, nuovi contenuti, nuovi principi educativi, spesso basati su scoperte delle neuroscienze.
Poi arrivano nuove scoperte, nuove idee e il "vecchio" viene sostituito dal "nuovo".

In questo momento il "nuovo" nella scuola italiana è rappresentato dal digitale, con tutte le sue declinazioni: coding, robotica educativa, elettronica educativa, cloud, flipped classroom, LIM, cultura Maker... e chi più ne ha più ne metta.
Non voglio addentrarmi nelle motivazioni: alcune sono ovvie ed evidenti, alcune sono pedagogicamente valide, alcune sono fumose e opportunistiche.
Come dici tu, un misto di sacro e profano.
Solo facendo e sperimentando potremo arrivare a selezionare buone pratiche educative e didattiche.

Chi non è del mestiere non può immaginare quante idee, progetti, sperimentazioni e finanziamenti per la didattica del digitale ci siano a livello MONDIALE.
L'interesse manifestato su internet e sui social è così forte, che anche i nostri legislatori, di solito bradipi nel recepire l'innovazione, hanno inserito tutto quello che elencavo nel PNSD e ci hanno investito pure un bel po' di milioni di euro!

In tutto questo universo digitale, per non perdere la bussola, il LUG ha fatto già tre scelte:
- lavorare sul coding
- utilizzare Scratch
- collaborare nella formazione dei docenti.

L'approccio del LUG al coding (e forse in futuro al coding+robotica) non è opportunistico. 
Abbiamo ben chiaro al LUG che insegnare il coding per far entrare i giovani nel mondo del lavoro sminuisce il suo valore e le sue potenzialità.

Noi vogliamo utilizzare Scratch per:
- portarlo nella fascia d'età 8-13 per cui è stato pensato
- avvicinare studenti e insegnanti ad un uso creativo del digitale
- sviluppare il pensiero computazionale 
- potenziare le competenze di problem solving.
.
Non ci resta che iniziare a sperimentare... poi si vedrà.
Di sicuro non siamo soli! Migliaia di insegnanti nel mondo stanno già usando Scratch e lo raccontano sui social.


Roberta









Il giorno 12 maggio 2016 16:40, Ivan Tarozzi <itarozzi@xxxxxxxxx> ha scritto:
Ciao Robi,

Il 12/05/2016 15:40, Roberta Lombardi ha scritto:

Dalle iniziative di Programma il futuro alla pubblicazione del Piano Nazionale Scuola Digitale, tutto sembra spingere verso l'introduzione del coding nella scuola, utilizzando soprattutto Scratch nella fascia 8-14 anni.

quindi l'idea di base delle nostre attività sembra valida

Vi invio il link a questo articolo che rappresenta una voce fuori dal coro.
Che si condividano o meno i punti di vista di chi scrive, rimane una lettura (a mio parere) interessante.

Purtroppo è scritto in English.

http://techcrunch.com/2016/05/10/please-dont-learn-to-code/


ho letto l'articolo cercando di essere il meno prevenuto possibile :) Ci sono effettivamente alcuni elementi interessanti e alcune considerazioni condivisibili (per quello che mi riguarda, soprattutto la diffidenza verso i miraggi della silicon valley).

Però mi sembra che l'autore faccia un po' di minestrone , e soprattutto non spieghi molto bene la dannosità del coding nelle scuole.

Premesso che in questi mesi anche a me è spesso venuto il dubbio: ma serve veramente introdurre coding & co nelle scuole? O non sarebbe meglio potenziare o insegnare altre discipline meno virtuali e più materiali?

Se ne vogliamo fare una questione di priorità ne possiamo parlare, e forse il massimo sarebbe coniugare coding con altre attività del tutto diverse.

Se però si pensa (come molti affermano) che lo sviluppo del pensiero computazionale abbia dei benefici reali per le menti dei nostri figli, forse il coding può essere l'elemento didattico più immediato e divertente per formare e allenare in questo senso.

Di sicuro c'è molta confusione, c'è molto accavallamento di concetti differenti, tra tutti quelli che propongono coding.
Lo stesso video di code.org da cui il ministero ha preso lo spunto, mischia sacro (capacità di affrontare problemi in maniera organizzata e collettiva) e profano (vantaggi lavorativi, esempio zuckerberg e amici, ecc).

E' per questo che a suo tempo abbiamo sollevato il problema di riuscire a creare un percorso educativo sensato, che favorisca quello che del pensiero computazionale va salvato.

Adesso ci siamo un po' ridimensionati, stiamo programmando di fare un corso su scratch, e va bene. Probabilmente è propedeutico ed è allo stesso tempo uno strumento interessante. Però, secondo me, dobbiamo tenere a mente che si tratta appunto di uno *strumento*, e non del *fine*.

Dobbiamo fornire gli strumenti fisici e virtuali per poter sviluppare quel percorso, ma prima o poi (molto meglio se prima) dobbiamo specificare chiaramente che la finalità non è formare programmatori del domani, ma insegnare ad affrontare un problema, analizzarlo, smontarlo e trovare una soluzione sensata, meglio se condivisa.

Probabilmente la nostra associazione non ha le competenze per fornire queste risposte, per identificare i percorsi pedagogici ottimali. Però quello che imo possiamo (e dobbiamo) fare è essere vigili, analizzare criticamente quello che viene svolto e proposto dal ministero e fornire eventualmente una visione differente.


Ivan

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