Il giorno lun, 17/01/2011 alle 09.59 +0100, Ilario Fiorini ha scritto:
Mi sembra un problema prettamente informatico, nel senso che mi pare
riguardi un "travaso di informazione".
Mi spiego. Supponiamo di voler scrivere una frase in italiano semplice
ma ben composta: soggetto, predicato, oggetto.
Per farlo posso utilizzare una gui in cui con dei menù a tendina posso
selezionare uno tra molte entità soggetto, una tra molte entità verbo e
una tra molte entità oggetto.
Oppure posso farlo scrivendo del testo su un editor di testi.
Mentre nel secondo caso tutta l'"informazione" che attiene
l'identificazione di cosa è un soggetto, di cosa è un predicato verbale,
di cosa è un oggetto, nonché la corretta struttura
soggetto->verbo->complemento_oggetto deve essere patrimonio di chi
compone la frase, nel primo caso chi fa il programma, ingloba queste
conoscenze (informazioni) nella GUI, che diventa ovviamente più
complessa ed onerosa di un semplice editor di testo.
In questo modo chi utilizza la GUI anche se non sa nulla di soggetto,
verbo e oggetto, ne di struttura corretta di una frase, potrà realizzare
delle frasi formalmente corrette.
Resta il problema che c'è differenza tra "io mangio una mela", "Ivan
accarezza un porcospino" e "il sole baciava la prima giornata di
primavera": sono tutte formalmente corrette, ma qualcuna (Ivan potrà
senza dubbio darmene conferma...) non ha molto senso, e l'ultima sarebbe
probabilmente ostica da vidimare come frase corretta per un qualunque
programma automatico...
In definitiva, ben vengano progetti di semplificazione ben fatti
attraverso delle GUI in cui incastonare conoscenze non essenziali o
prettamente mnemoniche (il cui tempo di implementazione può dirsi ben
speso nell'ottica di: "fatto una volta, utilizzato/sfruttato mille"), ma
dubito che questo possa eliminare del tutto un processo di studio e
apprendimento di cosa si stia facendo, essenziale per amministrare
(=atto creativo) un sistema.
Ilario
Che grande vicepresidente!!! :)
La tua analisi non fa una piega, e mi trova daccordo.
Però come si cala nel problema contingente?
In che modo vogliamo/decidiamo di porci rispetto a persone che si
ritrovano ad usare/amministrare un sistema Gnu/Linux senza averne le
competenze?
In soldoni:
cerchiamo di dare il massimo supporto possibile ma ci "impuntiamo" nel
"pretendere" un corrispettivo impegno a formarsi, e quindi anche usare
meno click e più editor? (le virgolette non sono a caso)
oppure ci poniamo nell'ottica di sobbarcarci noi l'impegno (con i limiti
delle risorse che abbiamo), pur di rendere un servizio agli utenti
finali? (alunni, cittadini, ecc...)
Per fare un esempio pratico: nessuno immagino avrebbe potuto pensare di
dare una copia della documentazione LTSP ad un insegnante dicendogli: è
un sistema bellissimo, studiatelo e installatelo. Quindi i nostri
progetti pilota hanno un senso.
Quando però si passa dalla sperimentazione alla pratica, sono sicuro si
porranno (almeno) 2 questioni:
- la riproducibilità di quell'esperienza
- l'assistenza (amministrazione) quotidiana di quei sistemi